Cos’è l’adolescenza di Luca Ravazzin – Psicologo – Psicoterapeuta
Adolescenza tra desiderio e paura di cambiamento
Una fase della vita che inizia come risposta ai cambiamenti indotti dalla pubertà, e si conclude verso i 20 anni, con il raggiungimento di una nuova identità. Questo periodo è caratterizzato da sentimenti di incompiutezza e contraddizioni. Convivono, infatti, in modo goffo e sgraziato, il bambino e il giovane adulto, il desiderio e la paura del cambiamento, il senso di perdita, per ciò che si lascia e il senso d’incertezza, per ciò che si “troverà”.
Inizia così una stagione della vita turbolenta, che ciascuno vive tra indugi e precocità, secondo un ritmo individuale che va rispettato. Un’età unica, in cui coesistono sentimenti conflittuali, emozioni intense e contraddittorie, rinnovate istanze pulsionali, bisogni di rassicurazione e insieme di libertà, ciò che genera molteplici espressioni e situazioni di vita.
È il periodo degli sbalzi di umore, delle infatuazioni, delle amicizie esclusive, del senso di inadeguatezza. Il periodo in cui si chiudono le porte della camera, i muri si riempiono di poster e i cassetti di diari segreti. Ma è anche il periodo in cui si esce dalla camera, in cui il gruppo dei pari diventa una nuova famiglia, sciami di motorini invadono le strade della la città; muretti, panchine, piazze diventano i luoghi dove ritrovarsi.
Adolescenza tra eroismo e vulnerabilità
È il periodo in cui ci si spaventa della propria immagine riflessa, in cui lo sguardo ipercritico si posa a volte su di sé, a volte sugli altri. Il periodo della vulnerabilità: basta poco per “perdere” i confini, per sentirsi invasi, perseguitati, e tutto ciò è causa di ferite.
È anche un periodo “eroico”, fatto di sfide, pericoli corsi per nulla, trasgressioni e opposizioni violente; ma è anche il tempo dei sogni ad occhi aperti, della fuga dalla realtà. È il periodo dell’amore, in cui si scoprono le attrazioni, legami da conquistare accettando competizione e rischio del rifiuto. Ed è anche, infine, il periodo in cui irrompe il pensiero della morte, come angoscia della fine, e talvolta come limite insopportabile da sfidare pericolosamente.
Un’impresa evolutiva congiunta di figli e genitori
Tutti questi aspetti non spiazzano solo i ragazzi, ma anche chi gli sta intorno, in particolare gli increduli ed inquieti genitori. L’adolescenza, quindi, come evento critico globale, un’impresa evolutiva congiunta di figli e genitori. Di fronte all’adolescenza è necessaria, infatti, un’abilità genitoriale totalmente diversa da quella esercitata nel periodo infantile. Ciò significa che deve esserci, per così dire, un’adolescenza anche degli adulti, un cambiamento del loro modo di porsi, di interpretare i bisogni, di dare risposte.
C’è bisogno, insomma, di figure genitoriali di riferimento capaci di tollerare la frustrazione, l’attacco, la squalifica e un certo grado di separazione: per l’adolescente si tratta di costruire la propria autonomia; per i genitori si tratta, invece, di accettare la diversità e l’alterità del figlio.
L’intervento psicologico
Questo complesso periodo di crisi ha in sé un doppio potenziale: maturativo e patogeno. Il primo ha come sbocco un tipo di funzionamento psichico nuovo, il secondo può portare invece a forme di adattamento disfunzionali e problematiche. L’instabilità, la conflittualità e contraddittorietà di questa particolare stagione della vita fa sì che sia molto difficile parlare di adolescenza normale o patologica.
In tutti questi casi, un intervento psicologico può essere di grande importanza per arginare derive patologiche e trovare risposte più adeguate ad una sofferenza spesso misconosciuta dallo stesso adolescente. Si dice che in adolescenza “tutti i nodi vengono al pettine”; questo è vero, ed è una fortuna: infatti il giovane è costretto a confrontarsi nuovamente con gli aspetti irrisolti della propria personalità.
Ecco che allora l’adolescenza può essere una seconda, grande occasione per riorganizzare e rimettere in moto le linee evolutive interrotte, ponendo in essere risposte più mature ed efficaci a pregresse situazioni di disagio.
Ed è proprio quando ci si accorge che questi movimenti maturativi spontanei si interrompono, che può essere opportuno offrire un sostegno psicologico esterno, un intervento finalizzato a favorire nell’adolescente l’assunzione di una posizione attiva nei confronti di ciò che sta accadendo dentro di sé e nel rapporto con la realtà esterna, così da riattivare quei processi di separazione-individuazione, indispensabili al raggiungimento di una chiara soggettività identitaria.
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